SANT’AGOSTINO

(354-430 d.C.)

Nacque con il nome di Aurelio Agostino da Patricius, un modesto consigliere municipale e piccolo proprietario terriero di Tagaste (oggi Souk-Ahras, Algeria), pagano, e da madre cristiana, Monica. Quest’ultima eserciterà un grande ruolo nell’educazione e nella vita del figlio. Africano di nascita, e quindi probabilmente di madrelingua berbera, apprese e utilizzò il punico e il latino, mentre non imparò mai il greco, l’altra grande lingua di cultura dell’epoca con il latino. Compì gli studi presso Madaura, Tagaste e Cartagine, dove fu mandato a diciassette anni a studiare retorica. Come autodidatta si interessò alla lettura di Cicerone e dei classici (la lettura dell’Ortensio di Cicerone produsse in lui l’amore per la filosofia). Dopo la morte del padre, aprì una scuola di retorica a Tagaste (373), poi insegnò a Cartagine (374-383).

Qui Agostino visse per quindici anni in concubinaggio con una donna, dalla quale ebbe un figlio, Adeodato (il quale morì tra il 389 e il 391). Da questa donna si separò nel 836.
Da giovane aderì al Manicheismo, visione che abbandonerà in seguito all’incontro con il vescovo manicheo Fausto, il quale sorprese negativamente Agostino per la sua ignoranza. Scoperta la vocazione per la filosofia e, in particolare, per il pensiero dei neoplatonici di Plotino, nel 383 si trasferì a Roma, dove insegnò retorica e, appunto, filosofia; l’anno successivo si trasferì a Milano, dove il praefectus urbisgli procurò un posto di insegnante, con l’intento di contrastare la fama del vescovo di Milano, Ambrogio.
Agostino invece resta affascinato dalla personalità di Ambrogio, dal quale viene convertito al cristianesimo nel 385. Decisivo per la sua conversione – così narra egli stesso nelle sue “Confessioni”, testo che diverrà un classico della teologia e della letteratura – sarebbe stata l’esperienza vissuta in un giardino, quando sentì la voce di una bimba che canticchiava “tolle lege”, ossia prendi e leggi, invito che egli riferì alla Bibbia, che, a quel punto, aprì a caso, cadendo su un passaggio di San Paolo. Diventò così catecumeno e la notte fra il 24 e il 25 aprile 386, vigilia di Pasqua, ricevette il battesimo dalle mani del vescovo Ambrogio.
Nel 391 venne ordinato sacerdote della Chiesa cristiana e nel 396 divenne vescovo di Ippona (l’attuale Annaba, Algeria) dove fondò un monastero. Da questo momento in poi si dedicherà agli scritti di natura religiosa e come teorico della pace come aspirazione universale degli uomini, combatté a lungo le dottrine eretiche dei donatisti e dei pelagiani, diventando uno dei padri fondatori del Cristianesimo. Agostino elaborò le sue dottrine sul peccato originale (istituendo fra il IV secolo e il V secolo il battesimo infantile nella Chiesa cattolica), la grazia divina e la predestinazione. Si può notare, infine, come la vita di Sant’Agostino sia stata caratterizzata da un percorso religioso irto di difficoltà e ripensamenti, di indecisioni e di periodi nei quali Agostino stesso, nelle Confessioni, si definisce “caduto nel peccato”. Tale percorso portò Agostino a incarnare la figura, per molti tratti emblematica, dell’uomo che approda con sofferenza e a tappe forzate di maturazione alla religione cristiana, vista come suprema conquista della verità e del bene. Morì nel 430, mentre Ippona era assediata dai Vandali.
Agostino scrisse una mole impressionante di opere autobiografiche, filosofiche, apologetiche, dogmatiche, polemiche, morali, esegetiche, raccolte di lettere, raccolte di sermoni, opere poetiche (con metrica non classica, bensì accentuativa, per facilitare la memorizzazione da parte di persone incolte).
Alle opere filosofiche appartengono tre dialoghi (Contra academicos, De beata vita, De ordine) risalenti al periodo che precedette la conversione. Le opere polemiche sono state scritte per combattere sette ed eresie. Le opere morali comprendono scritti contro la menzogna e sul matrimonio, la verginità il comportamento cristiano. Il De doctrinachristiana si occupa della predicazione, dell’interpretazione della Bibbia e dei rapporti fra retorica classica e retorica cristiana. I sermoni sono caratterizzati dalla chiarezza dell’esposizione e dall’efficacia della nuova retorica, teorizzata nel De doctrina christiana.
Le sue opere maggiori sono le Confessioni (397) e La città di Dio (tit. lat.: De civitate Dei), scritta in ventidue volumi tra il 412 e il 426, che costituisce una vera e propria apologia del cristianesimo messo a confronto con la civiltà pagana; La Trinità (tit. lat.: De Trinitate) pietra miliare della teologia del 419; La grazia di Cristo e il peccato originale del 418 (tit.lat.: De gratia Christi et de peccato originali), oltre a riflessioni sulla grandezza e l’immortalità dell’anima.